“Brescia Sparita” – Fra 50 anni i figli dei nostri figli guarderanno queste immagini in bianco e nero, e si chiederanno: ma è successo davvero?

La città di Brescia, con la sua provincia, è stata senza dubbio fra le zone geografiche più segnate e martoriate dal Coronavirus.

Migliaia di infetti. Centinaia di morti.

Ecco come il fotografo concettuale Pierluigi Cottarelli (in arte “Schiaccianoci”, che vive in provincia di Brescia) ha documentato il vuoto e il senso di profondo spaesamento che avvolgeva la città durante la quarantena di marzo e aprile.

Un reportage fotografico in bianco e nero – scattato su pellicola – che ci restituisce la dimensione drammatica e al tempo stesso surreale di quei giorni così vicini eppure già così lontani.

Conoscendo Pierluigi in quanto membro del Foto Elite Lab, ho deciso di raggiungerlo per una breve intervista.

Ecco cosa mi ha raccontato.

brecia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli premier conte
Tutti i diritti di riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli rotonda piazza
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli asfalto
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli ambulanza
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli ambulanza
© Pierluigi Cottarelli

Dove è ambientato il progetto e di quante immagini è composto?

Il progetto è ambientato tra Brescia città e il basso Lago di Garda, sempre della provincia di Brescia (da Salò a Desenzano del Garda).

Le immagini che reputo interessanti sono circa 50 e coprono un periodo di quasi 3 mesi (da marzo a maggio 2020).

Poi, se continuerà, non posso dirlo.

Dipenderà molto dalle dinamiche socio-economiche che si svilupperanno nei prossimi mesi.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli edificio
Tutti i riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli carrefour
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli carrelli spesa
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli carrelli spesa
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli centro commerciale
© Pierluigi Cottarelli
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli mcdonald's
© Pierluigi Cottarelli

Come è nata l’idea?

Volevo, per la prima volta, emulare i grandi maestri della fotografia del fotoreportage… partendo però da un lutto personale assolutamente inaspettato che mi ha colpito a novembre 2019.

Mio fratello è infatti deceduto in Vietnam mentre era in vacanza.

Questo scossone emotivo mi ha dato la forza di affrontare le avversità sul territorio bresciano (in cui vivo), cercando di raccontare la quotidianità del periodo Coronavirus.

Penso soprattutto al potere delle immagini intese come documento storico.

Tieni presente che questo tipo di fotografia (reportage) è molto diversa da ciò che faccio… perchè di solito la mia produzione riguarda progetti artistici concettuali ispirati alla cultura italiana.

Per cui ho fatto veramente fatica a realizzarlo.

È stato un modo per affrontare e superare questo blocco emotivo dovuto alla morte di mio fratello.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli stazione treni biglietteria
Tutti i riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli stazione treni scalinata
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli ai binari
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli stazione treni scale
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli stazione treni banchina binari
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli stazione treni banchina
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli uscita stazione treni
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli ingresso stazione treni
© Pierluigi Cottarelli

Cosa hai voluto raccontare “davvero” con questo progetto?

Tutto è cominciato all’inizio del mese di marzo come un semplice progetto di “street photography”.

Mi rendevo conto, giorno per giorno, mentre scattavo… di essere immerso in uno tsunami di panico crescente.

Nessuno sapeva come comportarsi.

E tutti avevano paura di infettarsi.

Vivevamo in una situazione di confusione generalizzata.

Ti racconto un episodio emblematico.

Quel giorno stavo scattando fuori dall’Ospedale Civile di Brescia… quando improvvisamente venni assalito da una sensazione pesantissima… come se l’aria fosse diventata all’improvviso piombo.

Il giorno dopo restai bloccato a letto, come se un carro armato mi fosse passato sopra e io non avessi più le forze di rialzarmi.

Da quel giorno sono rimasto chiuso in casa, da solo, per 5 lunghe settimane.

Non avevo più la forza di uscire per andare a fotografare.

Così ho cominciato a scattare anche dal terrazzo di casa mia, che che è prospicente alla strada principale tra Salò e Desenzano.

Neanche a dirlo, il suono delle sirene che andavano e venivano senza sosta (di giorno e di notte) mi riempiva d’angoscia e mi rendeva impotente.

Proprio per questo motivo, se mi chiedi cosa ho voluto davvero raccontare con questo progetto, ti risponderei senza ombra di dubbio il VUOTO.

Il senso e la sensazione del VUOTO.

Il vuoto urbano e umano di quei giorni.

Il distaccamento sociale.

La chiusura del mondo.

E per me il mondo, in quei giorni, era Brescia.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli negozio chiuso
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli negozi chiusi
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli strada
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli negozi chiusi
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli città deserta
© Pierluigi Cottarelli

Perchè la scelta del bianco e nero?

Il teorico dell’arte del XIX secolo Charles Blanc diceva di diffidare del colore in quanto è femminile e ingannevole emotivamente.

Aggiungo, in senso positivo, che la composizione iconografica ed iconologica passano spesso in secondo piano quando è il colore a farla da padrone.

Fotografare in bianco e nero è esattamente l’opposto.

L’occhio umano, quando guarda una foto in bianco e nero, valuta molto meglio l’impatto della composizione, la forza del contenuto e il significato ultimo del messaggio.

Il bianco e nero non inganna.

E difficilmente può essere mascherato o artefatto.

Solo grazie ad una conoscenza meticolosa del “colore materia” e del “colore luce” puoi ottenere un’ampia gamma di grigi che esaltano la visione finale d’insieme.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli museo nazionale fotografia
Tutti i riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli cimitero
© Pierluigi Cottarelli

Perchè la scelta di scattare in pellicola?

Quando inizio un qualsiasi progetto fotografico scrivo una scaletta di domande e/o di riflessioni a cui vado incontro.

Il “Coronavirus bresciano” non poteva essere raccontato con le stesse immagini (e con la stessa modalità) usata per inviare le foto alle testate giornalistiche.

Non cercavo immagini accattivanti il cui unico fine fosse quello di attirare e lusingare i lettori.

Inoltre considera che io non sono un fotografo di reportage.

Quindi il mio processo di acquisizione immagini è molto più lento rispetto a quello dei fotoreporter professionisti che devono inviare subito gli scatti all’agenzia di stampa.

Per cui, per me, non avrebbe avuto alcun significato (e spessore) scattare in digitale, se non solo un risparmio di tempo e di soldi.

Ma io non cercavo la velocità.

Non volevo immagini usa e getta.

Cercavo il senso del tempo, dell’immobilismo, della lentezza.

E la pellicola era lo strumento perfetto in questo senso.

Poi c’era il discorso legato alla conservazione della memoria.

La possibilità di tramandare alle generazioni future queste immagini-documento.

Con il negativo e la pellicola mi assicuro che queste immagini verranno conservate anche per i prossimi 100 anni.

Tutte le immagini sono state scattate con 2 sole macchine.

La Leica M6 e la Nikon F4.

E tanto per essere chiaro: io adoro il digitale, perchè mi permette di sperimentare all’estremo.

Ma questo progetto non richiedeva sperimentazione.

Richiedeva solo tempo, lentezza e spirito di documentazione.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli pellicola
Tutti i riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli

Quali sono i luoghi e gli scorci della città che hanno attirato maggiormente la tua attenzione di fotografo?

Ho fatto per più di vent’anni il geometra (professione che spero di abbandonare il più presto possibile, ma questo è un altro discorso).

Per 20 anni ho disegnato fino all’esasperazione solo Piante, Sezioni, Prospetti.

Questo inevitabilmente mi ha portato a scegliere molto bene i soggetti prima di scattare, ad analizzare gli spazi, spazi dove il contenuto fosse in armonia con il contenitore.

(è per questo che sono lento nello scatto)

Per cui qualsiasi luogo aperto o chiuso mi andava bene per questo progetto… a patto però che esistessero degli equilibri fra linee geometriche, luci, e ombre.

Ho sempre invece avuto paura di immortalare le persone in questo progetto.

Gli abitanti di Brescia.

Non volevo essere invasivo.

Volevo rispettare la loro intimità giornaliera.

La loro sofferenza silenziosa.

Il loro vuoto.

Così molte volte ho dovuto “violentarmi” per riuscire a scattare anche immagini con persone.

brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli persone piazza
Tutti i riproduzione riservati – © Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli persona colonnato
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli piazza persona sola
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli fruttivendolo
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli uomo solo stazione treni
© Pierluigi Cottarelli
brescia coronavirus reportage fotografico pierluigi cottarelli centro commerciale
© Pierluigi Cottarelli

Cosa ti porti dietro da questa esperienza?

Anche se può sembrare paradossale… questa esperienza mi ha permesso di essere più socievole, più umano.

Ho aperto le porte alle mie paure.

Ho compreso meglio la frase di Ferdinando Scianna:

“La fotografia si fa con le gambe, devi camminare, analizzare e saper anche aspettare venti, trenta minuti perchè si crei l’attimo fuggente. La fotografia diventa interessante perchè il fotografo è diventato interessante.”

A mio fratello Alvise
Pierluigi Cottarelli

Trovi Pierluigi su:

Pierluigi Cottarelli, in arte Schiaccianoci, è nato a Salò e vive a Puegnago del Garda in provincia di Brescia. Approfonditi gli studi dopo il diploma di geometra – di cui eserciterà per 20 anni la libera professione – si specializza nel 1999 in “Tecnico per la Conservazione dei beni Architettonici” presso l’ENAIP di Botticino (BS). Questo titolo gli permetterà di lavorare nei miglior cantieri di restauro in tutta Italia sino al 2004.
Con l’avvento della crisi del 2009 decide di iniziare a trasferire la progettualità tecnica in artistica nel mondo della fotografia trovandosi sin da subito a suo agio. Da lì inizieranno innumerevoli progetti artistici, fotografici, installazioni e mostre sia a livello nazionale che internazionale con relativi riconoscimenti di devozione all’arte.
LIBRI:
  • Una giornata italiana (progetto fotografico collettivo), FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), ISBN
    978-88-97496-03-8, anno 2011.
  • Confettura dal Lago di Garda, edizione limitata 1500 copie, a cura di MariaCristina Maccarinelli, ISBN 979-12-200-0780-1, anno 2015.
  • Polaroiders Seletion (monocrome), mostra collettiva presso Impossible Store Maranello, anno 2016.
  • ISO 600 (Festival della Fotografia Istantanea), catalogo mostra collettiva presso il Museo Mambo di Bologna, anno
    2017.
  • ISO 600 (Festival della Fotografia Istantanea), catalogo mostra collettiva presso Pala Riccione, anno 2018.
  • Polaroiders on Tour, catalogo mostra collettiva presso PUK Gallery Castelfranco Veneto, anno 2019.

RICONOSCIMENTI:
  • Ghedi (BS), 2° classificato al portfolio Tornado Ghedi 4° edizione FIAF, 13/04/2014.
  • Sfax (Tunisia), attestation de participation 5°émé édition de l’exposition Internationale de photofraphie, 27/02/2015.
  • Peschiera di Monte Isola (BS), 1° classificato al concorso internazione (indetto dall’Associazione Iseo Immagine,
    gruppo FIAF) “The Floating Piers” con l’opera Janne – Claude vi ha messo in riga, 27/08/2016.
  • Spoleto (PG), conferimento Premio Internazionale alla carriera per “le importanti attività che lei ha svolto e svolge
    nel campo della cultura e dell’arte”, indetto dal Spoleto Art Festival presidente prof. Luca Filipponi, 07/07/2018.
  • Principato di Monaco, attestazione di “artista selezionato” per la 8° Biennale d’Arte Internazionale a Montecarlo,
    21/09/2018.

7 commenti su ““Brescia Sparita” – Fra 50 anni i figli dei nostri figli guarderanno queste immagini in bianco e nero, e si chiederanno: ma è successo davvero?”

  1. Semplicemente straordinario qs servizio. Ci vuole una grandissima sensibilità per parlare in immagini e qui si coglie ed entra nel profondo. Congratulazioni carissimo Pierluigi!!!

    Rispondi
  2. Ti ho pensato tantissimo quando ho realizzato che Alvise era tuo fratello, ma ho dovuto leggere l’annuncio x capirlo perché ti ricordavo figlio unico… Cattiva memoria… Scusa!!! Non ci sono parole x un lutto così profondo, ma devo dirti che sei stato grande in qs elaborazione del tuo dolore. Tuo fratello, ovunque si trovi, può ben essere fiero di te!!!

    Rispondi
  3. Quando il dolore lascia spazio all’amore, lì avviene il miracolo. Difficile chiamarlo solo “servizio”, sono immagini che parlano al cuore, di una bellezza infinita…

    Rispondi

Lascia un commento